Il rapporto dell’Osservatorio europeo delle droghe, in particolare la cannabis e delle tossicodipendenze (the European Monitoring Centre for drugs and drug addiction [EMCDDA]), nel 2018 ha stabilito che il consumo di droghe in Europa è sempre più in aumento, soprattuto per gli adolescenti.
La poli-assunzione di sostanze d’abuso, con modalità di utilizzo che spaziano da quella sperimentale a quella abituale fino a sfociare verso vere forme di dipendenza, rappresenta un’emergenza sociale sempre più critica .
Tra le sostanze illecite, la prevalenza del consumo di cannabis è circa cinque volte superiore a quella di altre sostanze . Si calcola che nell’Unione europea nella fascia d’età compresa tra 15 e 64 anni, 87.6 milioni di adulti, abbiano provato la cannabis nel corso della propria vita. Di questi, circa 17.2 milioni sono giovani adulti (15-34 anni) con 9.8 milioni di soggetti con età compresa tra i 15 e i 24 anni, che hanno riferito di aver fatto uso di cannabis nel corso dell’ultimo anno.
Anche in Italia la cannabis resta la sostanza illecita d’abuso più comune nella popolazione generale con una tendenza d’utilizzo che è sempre più in aumento e che interessa prevalentemente adolescenti e giovani adulti. Di fatto si calcola che nella fascia di età compresa tra i 15 ed i 34 anni, il 20,7% della popolazione ne ha fatto uso durante l’anno precedente l’intervista, con la fascia d’età più colpita che, come nel resto dell’Europa, risulta compresa tra 15-24 anni e con una prevalenza del sesso maschile su quello femminile (25,8% e 15,5% rispettivamente).
Il principio attivo tossico della cannabis sativa (delta-9-tetraidrocannabinolo, detto comunemente THC) è stato isolato nel 1964, ma soltanto quasi 30 anni dopo, è stata individuata la corrispondente forma endogena dell’organismo umano costituita da due diversi composti collettivamente definiti endocannabinoidi (ECB): l’anandamide o arachidonoiletanolammide (AEA) scoperta nel 1992 e il 2-arachidonoilglicerolo (2-AG) individuato nel 1993. Il sistema recettoriale degli ECB è ancora in fase studio e di ricerca.
Faremo riferimento ai due recettori per gli ECB meglio caratterizzati che sono il tipo 1 (CB1) prevalentemente localizzato nel sistema nervoso centrale (SNC) ed il tipo 2 (CB2) prevalentemente localizzato al di fuori del cervello. Il ruolo del sistema degli ECB nel controllo dei processi biologici e nel determinismo di stati patologici dell’organismo umano è ancora in gran parte sconosciuto.
Di fatto la presenza ubiquitaria dei recettori per gli ECB, nonché la loro funzione di regolazione della proliferazione cellulare, della morte programmata della cellula, della proliferazione e della differenziazione delle cellule progenitrici/staminali, rende bene l’idea della versatilità e della criticità del ruolo del sistema degli ECB nell’organismo umano.
L’adolescenza è un periodo critico per lo sviluppo della tossicità da cannabis sebbene le dimensioni cerebrali siano già stabili all’età di cinque anni, lo sviluppo neuronale continua durante l’intero periodo dell’adolescenza mediante i processi di mielinizzazione, di modellamento sinaptico e di riduzione del volume cerebrale soprattutto a carico di strutture fondamentali per le funzioni cognitive quali la corteccia prefrontale (CPF) e la corteccia parietale. Queste aree cerebrali subiscono un rimaneggiamento fino all’età di circa venti anni mentre al contrario sia il volume della sostanza bianca che la sua attività funzionale incrementano fino al 30° anno di età. Non deve meravigliare quindi se a parità di quantità, frequenza e durata d’esposizione, le sostanze d’abuso determinano danni cerebrali più importanti e permanenti quando vengono assunte nel periodo dello sviluppo cerebrale (dall’epoca fetale al 30° anno di età) rispetto a quello dell’età adulta.
Come già detto, l’utilizzo della cannabis è prevalente in una fascia di età nella quale lo sviluppo cerebrale è ancora in fase critica (15-24 anni), per questo motivo s’impone un maggiore impegno volto a far conoscere gli effetti dannosi di una droga troppo spesso “spacciata” con la leggerezza di una sostanza che fa bene alla salute.
Diversi autori ormai concordano che gli effetti tossici della cannabis sulle strutture cerebrali in fase di maturazione, lasciano esiti nell’adulto. I soggetti che hanno fatto uso di cannabis persistente durante l’adolescenza, vanno incontro ad un declino del quoziente intellettivo con una gravità che appare irreversibile anche dopo il primo anno di totale astinenza.
In aggiunta al deficit intellettivo, gli adolescenti con storia d’abuso di cannabis presentano deficit irreversibili delle funzioni esecutive anche dopo 10 anni d’interruzione della sostanza.
Studi condotti mediante tecniche di risonanza magnetica cerebrale in grado di valutare l’anatomia funzionale del cervello sia in stato di riposo che sotto stimolo cognitivo, hanno dimostrato le modificazioni indotte dal danno da abuso di cannabis in soggetti adolescenti. Tra queste va ricordata la corteccia del cingolo anteriore (CCA) preposta al controllo inibitorio degli impulsi e nel monitoraggio degli errori conseguenti a comportamenti non adeguati nonché insieme alla corteccia orbito-frontale (COF) nei processi di gratificazione e ricompensa.
Di fatto è stato ipotizzato che un deficit della CCA determinato in fase adolescenziale sia responsabile della cronicizzazione del disturbo d’abuso da cannabis (DDC). Inoltre, l’alterazione delle connessioni tra la CCA ed il COF sempre determinata dall’abuso di cannabis in fase adolescenziale sarebbe alla base delle recidive che possono verificarsi in questi ragazzi dopo terapia di disassuefazione nonché della “sindrome motivazionale” spesso osservata in questi pazienti.
Altri esiti di disfunzione cognitiva irreversibili anche dopo sospensione osservati in adolescenti con DDC sono la difficoltà nel prendere decisioni, nella memoria di lavoro, nella fluenza verbale, nella velocità di processazione dell’informazione sensoriale, nell’attenzione visiva e nella memoria a breve termine e più in generale in tutte le funzioni cognitive coordinate dalla corteccia prefrontale.
L’uso della cannabis è stato trovato associato ad una vasta gamma di disturbi psichiatrici sia in fase acuta che cronica quali l’ansia, la depressione, ed un aumentato rischio di disturbi psicotici come la schizofrenia. La severità di queste manifestazioni è stata messa in relazione alla frequenza d’uso della sostanza, all’età d’inizio dell’abuso ed alla vulnerabilità genetica.
Questi effetti sono da ricondurre al rapporto tra il sistema degli ECB e quello dopaminergico mediato dai recettori CB1 ampiamente espressi a livello di aree cerebrali coinvolte nelle funzioni cognitive, mentali e comportamentali, nei processi di gratificazione-ricompensa, nello sviluppo della memoria (CPF, la CCA, i nuclei della base, e le strutture mediali del lobo temporale (Ippocampo ed Amigdala).
Infine, è stato dimostrato che una sottopopolazione di soggetti con una specifica variante genetica del recettore CB1, possa essere predisposta al DDC ed alla modificazione di volume della CCA con la conseguente cronicizzazione del DDC10.
In conclusione, occorre investire risorse per ritardare l’inizio del consumo di cannabis oltre il periodo di maggiore sensibilità per il cervello (cioè vicino ai 25 anni). Più che mai urge incentivare la prevenzione mediante l’informazione e la divulgazione scientifica e lo screening della popolazione adolescenziale al fine di intervenire precocemente sui consumatori abituali di cannabis e soprattutto in quelli che si trovano nella fascia di età più sensibile.
Mantenere il fuoco scientifico verso lo studio degli effetti di lungo termine della cannabis sulla cognitività, sui disturbi del comportamento e sui disturbi psichiatrici resta di primaria importanza di concerto con una più profonda comprensione dei meccanismi fisiologici e fisiopatologici dell’organismo umano che sottendono al sistema degli ECB.
1) Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (2018), Relazione europea sulla droga 2018: tendenze e sviluppi, Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea, Lussemburgo. Pagine 1-96.
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A cura di
Dott. Gianluca Bruti
Medico, Neurologo
Presidente Eurekacademy